Passeggiando nel cielo…

Ursa Maior, meglio conosciuta come Orsa Maggiore o Grande Carro.


E’ una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo e negli anni ha fatto da comparsa negli scritti di Omero, Shakespeare, Leopardi. Sublime protagonista della Notte Stellata sul Rodano  (come testimonia la lettera scritta da Van Gogh a Theo in data 28 settembre 1888), è sempre stata una delle costellazioni più conosciute.

Si tratta di una costellazione tipica dei cieli boreali composta da sette stelle più luminose. In ordine da ovest verso  est: Dubhe (magnitudine 1.81), Merak (magnitudine 2.34, colore bianco-azzurro), Phecda (magnitudine 2.41, colore bianco-azzurro), Megrez (magnitudine 3.32, colore bianco), Alioth (magnitudine 1.76, colore bianco), Mizar -con la sua compagna appena visibile ad occhio nudo, Alcor- (magnitudine 2.23) e Alkaid (magnitudine 1.85).  

Una delle leggende sull’Orsa Maggiore (tratta dalla tradizione mongola e indoamericana), a mio dire una delle più belle.
Quando la Terra era molto giovane un saggio indiano d’America mandò i suoi sette figli nella foresta, perché imparassero ad interpretare il vento. I ragazzi entrarono nella boscaglia e cominciarono a camminare silenziosamente, prestando ascolto ad ogni suono prodotto dal vento. Quando fece buio si trovarono un posto per riposare e dormire. Le stelle brillavano in cielo. Durante la notte il fratello maggiore venne svegliato all’improvviso da uno strano suono. Il vento stava cantando. Non riusciva a capirne le parole, ma guardando in alto scorse un tremolio luminoso nelle Pleiadi. Ne rimase sconcertato: sembrava un richiamo, in quanto il bagliore pulsava seguendo la melodia del vento. Immediatamente svegliò i fratelli perchè sentissero quel canto e lo aiutassero ad interpretarlo. Si presero per mano e iniziarono a ballare. La musica si faceva via via più forte e di pari passo la danza diventava più frenetica. Improvvisamente cominciarono a salire verso la stella pulsante, sorella maggiore delle sette Pleiadi. Si era innamorata del fratello minore, Mizar. Da allora chi ha occhi acuti può scorgere Mizar e la sua amata, dono del vento, nel timone del Grande Carro, che è la casa dei sette fratelli.  

Curiosità:
  • In Nord America è conosciuta come “Il Grande Mestolo” e in Inghilterra come “L’Aratro 
  • Gli antichi Egizi associavano questo gruppo di stelle alla sagoma di un ippopotamo, i Galli a quella di un cinghiale.
  • Per gli antichi Romani, invece, gli astri appartenenti alla costellazione rappresentavano sette buoi che aravano i campi celesti settentrionali.
    “sette buoi” –> “Septem Triones”, da cui il termine settentrionale che indica il Nord.
  • La stella 47 Ursae Majoris, appartenente alla costellazione, risulta essere nota per avere un sistema planetario con tre pianeti riconosciuti tali (2,54-0,76 volte la massa di Giove).

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